Realtà: materia, pensiero, apparenza, possibilità

Il concetto di realtà, nonostante sia di uso comune, è estremamente complesso. Il dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano gli dedica numerose e fitte pagine, che ripercorrono la storia del pensiero. Non è ambizione di questo lavoro essere esaustivo su tale argomento, tuttavia, poiché quando incontriamo una persona ci imbattiamo nella sua realtà”, e quando una persona ci vede, lo fa attraverso i filtri percettivi e i modelli mentali con cui costruisce e ricostruisce il reale, questo concetto è di grande importanza per tutti e in particolare per coloro che, impegnati in una relazione d’aiuto, si accostano all’altro per accompagnarlo nella rilettura delle sue vicende e nell’attribuzione di significato alla sua esistenza, al suo essere in contatto con il mondo, qualunque cosa esso sia diventato. La lettura della realtà, infatti, e la capacità di intervenirvi costruendola, ridefinendola e operandovi, rappresentano la via per muovere verso una più completa realizzazione di sé.

(le foto sono metafora di realtà riflessa e riflessione sulla realtà)

La sintetica riflessione su questo tema passa attraverso alcune antinomie legate al concetto stesso di realtà.

  • In senso ristretto realtà indica ogni oggetto di esperienza, il modo d’essere delle cose tangibili e materiali. In senso esteso rimanda a ogni oggetto esistente o pensabile di cui si può dire che “è”, sebbene inconoscibile direttamente.

La realtà si colloca dunque tra materialità e pensabilità.

  • Realtà si contrappone ad apparenza, a ciò che sembra reale ma che è irreale (una allucinazione ad esempio).

La realtà viene quindi a dipendere dalla percezione ritenuta normale. Questa accezione legata al concetto di normalità è di difficile definizione in assoluto, ma evidenzia l’importanza dei sensi e della percezione nel definire la realtà.

Un metro per stabilire la realtà di un oggetto è quello dell’intersoggettività, il ricorso all’opinione di più persone, sperando di non incappare in allucinazioni collettive.

Attraverso il metro intersoggettivo, ad esempio, si è definito il sogno come apparente e lo stato di veglia come reale in quanto controllabile in un quadro ampio di relazioni oggettive.

Un daltonico percepisce veramente il rosso per verde, ma il rosso è tale e non verde come testimoniano le percezioni collettive e dunque normali.

La realtà allora è costituita da relazioni che convalidano o meno le percezioni.

Attenzione però, le relazioni possono anche essere pericolose: ho fatto personalmente l’esperienza di trovarmi in un ambiente sociale chiuso la cui realtà mi si stringeva addosso mettendo in discussione la mia soggettiva percezione delle cose. Esperienza di difficoltà e dolore dalla quale sono uscito solo confrontandomi con una persona esterna che era entrata a rompere la chiusura dell’ambiente, quando cioè un altro soggetto è entrato nel campo percettivo e di relazione in cui ero immerso.

Non è forse il counselor un tale soggetto altro che consente un nuovo sguardo, una diversa prospettiva sulla presunta realtà in cui il cliente è immerso?

Oltre a questo modo di stabilire la realtà sul piano delle sensazioni controllate dalle relazioni, ne esiste un altro: quello logico. E’ reale, allora, ciò che il pensiero può pensare fino in fondo senza contraddizioni.

Nel film diretto da Ron Howard The beautiful minddedicato alla vita del matematico e premio Nobel John Forbes Nash Jr. , il protagonista riconosce la sua allucinazione sul piano logico, attraverso un insight logico: la bambina che continuo a vedere non invecchia. Le persone reali invecchiano, dunque essa non è reale.

Per via logica però è più facile riconoscere le apparenze che definire il reale.

  • Realtà si contrappone a idealità. In quest’ottica la realtà è riferita a un oggetto che agisce sui nostri sensi. L’idealità è ciò che può essere colto solo in quanto lo pensiamo.

Quanto una idealità possa intervenire nella realtà ce lo dice la Storia. Quanto un pensiero possa interferire nella percezione della realtà ce lo dice la scienza psicologica.

Un pensiero rimanda a una situazione mentale connessa a un’emozione. In termini neurologici si tratta di una o più sinapsi che richiamano sostanze chimiche, la base fisiologica delle emozioni e degli stati d’animo. La rappresentazione che si crea per questa via definisce il mondo per come lo intendiamo. Dall’atteggiamento con cui ci poniamo dipendono le nostre azioni e il nostro stare nello spazio. Un circolo in cui si inseguono pensiero e corpo, emozioni e percezioni, atteggiamenti e comportamenti e dai comportamenti dipendono le nostre possibilità.

Il che ci porta a considerare:

  • La contrapposizione tra realtà e possibilità. La realtà ha i caratteri dell’effettiva esistenza manifestata dalla presenza. Rimanda alla contrapposizione tra attualità e potenza.

Se la realtà si rivela per la capacità di esercitare la sua azione sulle cose o sul pensiero, anche l’idealità diviene reale. E’ reale ciò che agisce sulle cose o sullo spirito, sul pensiero che lo conosce.

Il possibile rimane invece passivo rispetto all’attività che lo pensa se non produce modificazioni sulle cose esistenti.

Ma è proprio così? Il possibile è passivo rispetto alla realtà? Pur ritenendo che l’uomo sia fatto tanto di passato, che di presente, che di futuro (l’uomo come progetto, la persona come trascendenza, l’essere dotato di capacità autorealizzativa) non è detto che tali potenzialità giungano a realizzazione. Il possibile può rimanere un orizzonte lontano, raggiungibile forse, ma potenziale, inattuale.

Quando però il pensiero del possibile, spazzando le nebbie che lo offuscano, declinandosi in obiettivi, in tratti di percorso percorribili, può ricodificare la realtà, ritarare gli atteggiamenti, tradursi in comportamenti e intervenire sulla vita, allora il possibile è diventato attuale.

Non è anche questo il lavoro del counselor?

  • Aristotele distingueva, tra storia e poesia. La prima racconta fatti accaduti, l’altra fatti che potrebbero accadere, fatti reali la prima, potenziali la seconda. Il filosofo indicava con ciò il primato della poesia, in quanto più vicina all’assoluto. La poesia, nelle sue forme rappresentate drammaticamente, suscitava emozioni e aiutava a trascenderle. Faceva ciò rappresentando il possibile come qualcosa in cui poter credere.

Giungiamo con questa riflessione alle soglie del secondo concetto, quello di Arte.

Non prima però di una rapida sintesi:

il concetto di realtà si colloca tra aspetti materiali tangibili e pensiero, entrambi fanno parte della vicenda umana.

Nel suo contrapporsi all’apparenza, la realtà cerca il conforto dell’intersoggettività. Talvolta però occorre allargare quell’orizzonte sociale che definisce la nostra realtà e serve l’aiuto di qualcuno.

Anche la logica aiuta a riconoscere il reale dall’apparente, dal mero frutto della nostra fantasia.

L’idealità si contrappone alla realtà come puro oggetto del pensiero, ma esso non è meno incidente della materia sensibile nel determinare l’uomo. Nella fisiologia umana, del resto, pensiero, corpo, emozione e comportamento sono fisicamente interrelati.

In che rapporto sta la realtà con il possibile? La prima è attiva nel determinarci, passivo il secondo finché non si affaccia alla coscienza per indurre azioni e pensieri in grado di intervenire nella realtà.

Reale è ciò che agisce sulle cose e sullo spirito. Serve poi un piano, un percorso per rendere le cose realizzabili.

Il compito del counselor è spesso di accompagnare il cliente nella definizione della sua realtà personale. Agisce tra ciò che è accaduto e la ricostruzione dell’attuale significato. Considera soggettività e intersoggettività per aprire finestre, per aiutare a decidere cosa si possa fare oggi delle esperienze passate e per traguardare il possibile tra presente e futuro.

 

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